Dai-Nippon Teikoku Kaigun

La Marina imperiale giapponese (kyūjitai: 大日本帝國海軍, shinjitai: 大日本帝国海軍, rōmaji: Dai-Nippon Teikoku Kaigun, o 日本海軍 Nippon Kaigun, lett. “Marina dell’impero del Grande Giappone”) fu l’apparato militare navale dell’Impero giapponese dal 1869 fino al 1947, quando venne disciolta formalmente in seguito alla rinuncia del Giappone all’uso della forza come mezzo per la risoluzione di dispute internazionali. Negli anni venti fu la terza più grande marina militare del mondo dopo la statunitense U.S. Navy e la britannica Royal Navy. A causa della natura insulare del Giappone, fu anche la più importante e significativa arma delle sue forze militari, tenendo anche presente che l’aviazione non esisteva come forza armata indipendente, ma esercito e marina avevano ognuno una propria aviazione; la sua importanza derivava dal fatto che dal mare doveva necessariamente provenire ogni offesa al territorio nazionale, così come ogni materia prima per l’industria considerata la scarsità di risorse naturali sul territorio; anche dal punto di vista alimentare il Giappone dipende dal mare e la pesca è una risorsa importante che la marina ha dovuto sempre tutelare.

Sigillo

Da 112 a 149 unità navali

Prima guerra mondiale

In prosecuzione naturale dell’alleanza anglo-giapponese del 1902, il Giappone entrò nella prima guerra mondiale al fianco degli Alleati il 23 agosto 1914: a novembre, dopo un lungo assedio, la Marina imperiale occupò la base navale tedesca di Tsingtao nella penisola cinese di Shandong, perdendo nell’azione l’incrociatore Takachiho silurato da una torpediniera tedesca. Al contempo, tra agosto e settembre un gruppo da battaglia aveva operato nell’Oceano Pacifico centrale per inseguire lo squadrone tedesco dell’Asia orientale, fuggito nell’Atlantico meridionale dove fu intercettato e distrutto da forze navali britanniche. Il Giappone occupò inoltre gli ex-possedimenti coloniali della Germania in Micronesia (isole Caroline, isole Marshall, isole Marianne esclusa Guam) che gli furono poi affidati dalla Società delle Nazioni come mandato del Pacifico meridionale, tenuto de iure fino al 1947. L’incrociatore corazzato Nisshin a Malta affiancato da alcuni U-Boot tedeschi dopo la loro resa: la bandiera navale nipponica sormonta quella della Kaiserliche Marine. Durante la prima fase del conflitto la Royal Navy si rivolse alla Marina imperiale in varie occasioni: oltre alla caccia alla squadra tedesca, per la scorta ai convogli delle truppe ANZAC e per affittare i quattro incrociatori da battaglia della classe Kongō, armati con nove pezzi da 356 mm, proposta rifiutata dal governo giapponese. In seguito a ulteriori e pressanti richieste di contribuire al conflitto e con l’adozione da parte della Germania della guerra sottomarina indiscriminata dall’inizio del 1917, la Marina imperiale giapponese inviò a marzo di quell’anno una forza speciale di cacciatorpediniere nel Mar Mediterraneo. Questo distaccamento era comandato dall’ammiraglio Kōzō Satō e consisteva nell’incrociatore corazzato Nisshin e di otto tra i più moderni cacciatorpediniere: fece base a Malta, proteggendo efficacemente il traffico navale alleato da Marsiglia e Taranto ai porti egiziani fino alla fine della guerra; l’unica unità a essere perduta fu il cacciatorpediniere Sakaki, silurato da un sommergibile della k.u.k. Kriegsmarine con la morte di cinquantanove fra ufficiali e marinai. Al termine del conflitto la marina nipponica ricevette come compensazione di guerra sette sommergibili tedeschi che furono portati in Giappone per essere analizzati, contribuendo in maniera decisiva allo sviluppo dell’industria e dell’arma sottomarine nipponiche.

Dreadnought 2 (4)
Pre-dreadnought 14
Incr. da battaglia 1 (3)
Incr. corazzati 12
Incr. protetti 15
Incr. leggeri 6
Cacciatorpediniere 50 (27)
Sommergibili 12 (3)
(tra parentesi le unità aggiunte ad ostilità iniziate)

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