PRIMA STAGIONE
Il nostro podcast gratuito audio/video “Una persona qualunque” racchiude le gesta delle persone “qualunque” alla nascita che hanno creato l’Italia a loro modo o che sono stati coinvolti nel periodo bellico della prima grande guerra mondiale e negli anni immediatamente vicini. Nomi conosciuti e sconosciuti che hanno comunque lasciato un graffio su di una pagina della nostra storia.
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Podcast – Una persona qualunque, puoi vederlo o anche semplicemente ascoltarlo.
Episodi:
Quella di Luisa Zeni è una storia che forse non tutti conoscono, ma che fa parte della nostra memoria storica trentina e di quella di Arco, la città dove nacque nel 1896, al tempo sotto dominio asburgico. Alla vigilia dell’entrata in guerra, il Comando della 1ª Armata, schierata sul fronte trentino, svolge un’azione di reclutamento per trovare dei trentini disposti, una volta passato nuovamente il confine, a compiere un’azione informativa atta a conoscere i movimenti nemici da Ala fino al Brennero.
Questi due uomini, che inizialmente condividono solamente il nome di battesimo, finiranno per raccontare la stessa storia, una storia di onore, sacrificio e coraggio che pochi altri potranno vantare. Un tenente medico, un maggiore del genio navale, due percorsi di studio diversi, due approcci alla battaglia diversi, Paolucci come medico in prima linea per sua scelta, Rossetti rinchiuso a progettare in un ufficio prototipi ma entrambi con un unico scopo, aiutare la propria patria a vincere facendo terminare quella dannata guerra. Cosa li unisce? L’impresa di Pola.
Nasce a Torino nel 1887 da una modesta famiglia. Frequenta le scuole elementari cristiane e il ginnasio presso i salesiani di Valdocco. Da giovane abbraccia subito la vita religiosa entrando nell’Ordine Domenicano nel 1904 e assumendo il nome di fra Reginaldo. Nel 1916, Giuliani è nominato tenente cappellano e assegnato al 55º Reggimento fanteria “Marche”, con cui prende parte alle battaglie dell’Isonzo. Nascono gli “arditi”, un corpo eletto dell’esercito italiano ad adesione volontaria e padre Reginaldo non se lo fa ripetere due volte diventandone il cappellano nella 3° armata.
La storia di quest’uomo è piena di un numero primo, fu il primo ufficiale italiano morto durante la prima guerra mondiale, fu il primo, a cui ancora oggi, non si riesce a sapere con certezza chi lo abbia veramente ucciso creando il vero primo giallo ancora irrisolto del Regio esercito italiano. Cantore era un comandante spericolato e temerario, duro ed arrogante che non si limitava a dirigere le operazioni da lontano, ma faceva in modo di trovarsi sempre in prima linea. Era molto apprezzato dai vertici e da alcuni subalterni, ma non certo amato dalla truppa che sottoponeva a continui pericoli ordinando assalti anche in condizioni impossibili.
Erik nasce a Budapest il 24 marzo 1874, all’età di quattro anni si trasferisce con la famiglia, di fede ebraica e originaria dell’Ungheria, negli Stati Uniti; in tale occasione i nomi furono modificati al fine di renderli più americani. La fama arrivò quando iniziò ad esibirsi come escapologo, scegliendo il nome d’arte di Harry Houdini . Il più grande dei maghi era in realtà anche un agente segreto al servizio di Sua Maestà che approfittando di una copertura particolarmente efficace, dovuta appunto al suo status di artista, poteva girare per il mondo e raccogliere preziose informazioni da girare a Scotland Yard.
Probabilmente il suo nome suonerà sconosciuto ai più, ma la storia che andiamo a narrare oggi che vede protagonista il valoroso ufficiale astigiano è un esempio di valore e coraggio come pochi ne abbiamo narrate. Racconterò quella di un ufficiale dei carabinieri soprannominato il “padre degli irridenti” che ha ricevuto i solenni funerali di stato quando morì, nel 1958, a 81 anni.
Beh, ad essere onesti, questa volta, definire Cher Ami una persona qualunque risulta difficile; creduto maschio fino alla fine, Cher Ami venne insignita con la Croce di guerra e la medaglia Oak Leaf Cluster. Prima però di parlare di Cher Ami, dobbiamo obbligatoriamente raccontare la storia della 77° Divisione dell’esercito Usa, impegnata nella battaglia delle Argonne nella sua seconda fase ad ottobre 1918, verso la fine della prima guerra mondiale e di quello che gli successe che gli valse il soprannome di “il battaglione perduto”.
Per sua stessa ammissione l’inglese ha dichiarato che durante la Grande Guerra non aveva mai sparato a un soldato tedesco ferito, disarmato o in fuga, ma aveva fatto di tutto per uccidere un nemico in battaglia per legittima difesa. Certo, nel 1918, non sapeva bene a chi NON aveva sparato a Marcoing, ma 22 anni dopo si ricordava ancora di quel nemico ferito nel mirino del suo fucile che lo fissava e del suo indice incapace di premere il grilletto.
Niemann e il collega chimico inglese Frederick Guthrie, pubblicarono nel 1860 quasi parallelamente la scoperta della stessa formula, il tioetere del cloroetano, più noto come iprite. Un terzo chimico inglese come Guthrie, John Davy, li aveva anticipati nel 1812 con la scoperta di un’altra formula, il cloruro di carbonile che chiamò fosgene. Le notizie di queste scoperte fecero rapidamente il giro del mondo e la paura che queste sostanze potessero essere utilizzate durante un conflitto spaventò tutte le nazioni, tanto che il 27 agosto 1874 la Dichiarazione di Bruxelles riguardante le leggi e gli usi durante la guerra, proibì specificatamente «l’uso di veleni o di armi avvelenate», ribadendolo poi il 4 settembre 1900 dove entrò in vigore la Conferenza dell’Aia, la quale in una dichiarazione proibì «l’uso di proiettili che diffondano gas asfissianti o dannosi».
Zaniboni divenne noto soprattutto per aver organizzato il primo tentativo di attentato contro Benito Mussolini, il 4 novembre 1925, l’anno dopo essere stato rieletto e lo stesso anno del ritrovamento di Matteotti. Egli avrebbe dovuto far fuoco con un fucile di precisione austriaco da una finestra dell’albergo Dragoni, fronteggiante il balcone di Palazzo Chigi, da cui il duce si sarebbe dovuto affacciare per celebrare l’anniversario della vittoria.
Violet Albina Gibson soffrì di gravi problemi di salute per tutta la sua vita. Ebbe un esaurimento nervoso nel 1922, venendo dichiarata “pazza” e internata in un istituto mentale per due anni. Quando uscì dal manicomio tentò il suicidio all’inizio del 1925. Nello stesso anno si trasferì a Roma. Mercoledì 7 aprile 1926 Mussolini era appena uscito dal palazzo del Campidoglio, dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia, quando la Gibson gli sparò un colpo di pistola, ferendolo di striscio al naso, solamente dopo 5 mesi il primo attentato fallito di Tito Zaniboni.
L’11 settembre 1926, giorno fissato per la celebrazione del suo processo per l’aggressione ai fascisti in cui era l’imputato, Lucetti si appostò sul piazzale di Porta Pia a Roma e lanciò una bomba contro la Lancia Lambda Coupé de ville che trasportava Mussolini nel consueto tragitto da casa a Palazzo Chigi. La bomba rimbalzò sul bordo superiore del finestrino posteriore destro dell’automobile e, qualche secondo dopo, esplose a terra ferendo otto passanti e lasciando illeso l’obiettivo. Lucetti fu immediatamente immobilizzato da un passante e poi raggiunto dalla polizia.
La sera di domenica 31 ottobre 1926, un mese dopo l’attentato di Lucetti e quando Anteo aveva solamente 15 anni, durante il quarto anniversario della sua nomina a primo ministro in seguito alla marcia su Roma, Mussolini si trovava a Bologna, dove si era recato il giorno prima per inaugurare lo stadio Littoriale. Alla fine delle celebrazioni, il duce venne accompagnato verso la stazione a bordo di un’automobile scoperta, guidata da Leandro Arpinati. Alle 17:40 il corteo aveva raggiunto l’angolo tra via Rizzoli e via Indipendenza. Anteo Zamboni sparò a Mussolini, mancandolo di poco.
Diremo poco su di lui, semplicemente è stato il primo gran maestro fondatore, nel 1717 della prima loggia massonica moderna riconosciuta. Perché allora lo abbiamo scomodato per concludere lo speciale sugli attentati a Benito Mussolini? Quattro attentati alla vita del capo del governo italiano negli anni 1925 e 1926, quasi tutti massoni, il deputato socialista Zaniboni e l’ex generale del regio esercito italiano Capello, Violet Gibson, Gino Lucetti e Anteo Zamboni, ma dietro a loro c’era qualcuno? Massoneria?
Si diplomò ragioniere all’Istituto tecnico di Ravenna trovando subito un impiego in una banca locale. Ma la contabilità non era quello che voleva fare nella vita Aurelio, era un operativo e rinchiuso in una banca si sentiva come gli animali selvatici in gabbia. Ben pochi uomini nel 1915, ma anche ai giorni nostri, avrebbero fatto la scelta di Aurelio, abbandonare un sicuro e confortevole posto in banca per rischiare di perdere la vita in guerra, l’aria bellica era sempre più intensa e un ingresso nelle ostilità era già prevedibile e previsto, l’Italia aveva bisogno di uomini come Baruzzi, così in febbraio, si arruolò volontario nel Regio esercito come allievo sergente del 41º Reggimento fanteria, col quale entrò nella prima guerra mondiale il seguente 24 maggio.
Chi ci segue da tempo sa, che quando abbiamo a che fare con nomi e cognomi altisonanti come quello di Ernest Hemingway, e come è successo per Houdinì, non lo menzioneremo per quello che l’ha reso famoso, perché basta nominare “Per chi suona la campana” o “Il vecchio e il mare” per risvegliare un ricordo anche di chi Hemingway non l’ha mai letto, ma lo racconteremo per quello che ha fatto durante la prima guerra mondiale, quando era ancora una persona qualunque. Sì, perché Ernest Hemingway la grande guerra l’ha fatta, l’ha fatta da volontario e l’ha fatta in Italia e questo episodio della sua vita gli ispirò “Addio alle armi”, pubblicato nel 1929.
Arruolatosi nell’esercito inizialmente come Bersagliere in Libia nel 1911, divenne poi Capitano nella Prima Divisione d’Assalto, nata pochissimi giorni prima della Battaglia del Solstizio, di un nucleo di Arditi nuotatori. Tra l’altro, al fronte, perse l’amato fratello Decio. Riconosciuta dopo questa Battaglia la necessità di un corpo speciale di nuotatori, per quattro mesi continui Remo Pontecorvo, assunto l’incarico dal generale Ottavio Zoppi, giorno e notte, sotto piogge battenti e con temperature rigide, non si dette riposo finché non fu pronto un manipolo di “Caimani”.
Parlare di Walt Disney nel contesto del pre e post periodo della grande guerra non è facile tenendo conto dell’importanza, anche questa volta, del peso del nome di questa persona qualunque ma come abbiamo fatto con Houdinì e Hemingway, ci proveremo comunque. Nel 1918, mentre in Europa imperversava la prima guerra mondiale, lasciò la scuola e si impegnò come autista volontario di ambulanze dopo aver modificato, con l’aiuto di un amico, la data di nascita indicata sul passaporto in modo da poter essere reclutato. Fece parte della divisione delle ambulanze della Croce Rossa statunitense in Francia fino al 1919.
Ebbe successo e una sera si esibì durante una festa in casa del Molier in una danza giavanese, o qualcosa che sembrava somigliarle: Molier rimase entusiasta di lei. La sua danza era, a suo dire, quella delle sacerdotesse del dio orientale Shiva, che mimavano un approccio amoroso verso la divinità, fino a spogliarsi, un velo dopo l’altro, del tutto, o quasi. Notata da monsieur Guimet, industriale e collezionista di oggetti d’arte orientali, ricevette da questi la proposta di esibirsi in place de Jéna, era però necessario cambiare il suo nome, troppo borghese ed europeo: così Guimet scelse il nome, d’origine malese, di Mata Hari.
Emmy Oscar Blackie è una persona qualunque. No, questa volta non possiamo dirlo perché Emmy, Oscar e Blakie erano tre GATTI qualunque. Durante la Prima guerra mondiale furono circa 500.000 i gatti presenti al fronte, nelle trincee e sulle navi da guerra. Il loro compito ufficiale era quello di dare la caccia ai topi, benché alcuni fossero utilizzati per rilevare i gas venefici. Emmy era il gatto di bordo della RMS Empress of Ireland. Oscar, soprannominato poi Sam l’inaffondabile, fu il gatto di bordo della corazzata tedesca Bismarck e sulla Prince of Wales, la nave pesantemente danneggiata dalla Bismark nella battaglia dello stretto di Danimarca c’era anche Blackie.
Giuseppe nacque a Savona il 24 maggio 1887 nella zona del porto e respirò sin da subito l’aria salmastra del mare, crescendo ascoltando i racconti dei marinai quali favole dell’infanzia. Durante la prima guerra mondiale venne chiamato alle armi per necessità dalla Regia Marina italiana e la sua esperienza marinaresca, nonché la qualifica di capitano di lungo corso, gli permisero di essere inquadrato con il grado di capo nocchiere di 2ª classe. Dopo poco tempo venne nominato guardiamarina di complemento trasferito dalle navi grigie alla flottiglia MAS di stanza a Venezia, diventando Comandante del mezzo navale più piccolo, ma più insidioso, della Marina italiana. Giuseppe Aonzo, Luigi Rizzo e Armando Gori hanno portato a termine ciò i libri di storia ricorderanno come: L’Impresa di Premuda.
Negli anni della prima guerra mondiale, Maria Plozner con i figli piccoli e il marito Giuseppe al fronte sul Carso arruolato nel glorioso corpo degli alpini, rispose, come molte altre donne del luogo, all’appello fatto dell’esercito che richiedeva dei volontari per trasportare i rifornimenti dalle retrovie alla prima linea; diventò così una portatrice, o come le chiamavano gli stessi alpini impegnati sul fronte, un “angelo delle trincee”. Venne così costituito un Corpo di ausiliarie, composto da civili di tutte le età, non arruolate in senso militare, ma distinte da un’autodisciplina esemplare.
Con Henri Landru iniziamo una serie di 4 puntate dedicate ai serial killer più feroci del periodo della grande guerra, predatori spietati, portatori di divise dei vari eserciti o che comunque, in un qualche modo, ne hanno fatto parte, assassini seriali di donne e di uomini. Un giorno si accorge che, leggendo le rubriche sui quotidiani dedicate ai cuori solitari, sono tante le donne, spesso vedove e benestanti, che anelano al matrimonio nella vita e per questo, grazie anche alla monotonia della vita da carcerato, inizia a pubblicare inserzioni sentimentali, proponendosi come signore di mezza età, colto e agiato, desideroso di convolare a giuste nozze. Ma cosa farci poi con le vedove, soprattutto se avevano anche figli, una volta che gli aveva estorto il denaro? Purtroppo era semplice, perché Henri diventò in fretta un omicida seriale.
Dopo il parigino Landru, la serie di episodi sui serial killer si sposta ad est della Francia ed approda in Ungheria, 100 kilometri a sud di Budapest. Béla Kiss nacque nel 1877 a Izsák, nella grande pianura meridionale dell’Ungheria. Kiss non andò mai a scuola ma imparò comunque a leggere da solo e si dimostrò sempre un lettore vorace. Nel luglio del 1916, mentre Kiss era al fronte non si sa dove, il proprietario della sua ex-casa, giunto sul luogo per ristrutturare l’appartamento, notò alcuni bidoni di metallo nel giardino dai quali usciva un forte tanfo di putrefazione; avvisò la polizia che accorse sul luogo insieme ad un medico legale. 39 La scoperta fu agghiacciante, dentro ai fusti c’erano i cadaveri svestiti di alcune donne con segni di strangolamento sul collo, in un fusto fu ritrovato perfino la garrota utilizzata; in altri i cadaveri erano immersi nell’alcol.
I suoi genitori erano entrambi affetti da alcolismo; Komarov all’età di 15 anni diventò anch’egli un alcolista cronico ed uno dei fratelli andò in carcere perché uccise una persona proprio mentre era ubriaco. Da giovane si arruolò nell’esercito russo e vi militò per 4 anni. Il primo delitto non era stato progettato. Aveva invitato a casa sua un contadino che aveva intenzione di comperare un cavallo con del grano. Komarov gli offrì da bere e lo fece involontariamente ubriacare. Gli omicidi partirono dal febbraio 1921, anno in cui si scoprì anche il primo cadavere, solamente quell’anno Komarov compì almeno 17 omicidi; dal 1922 alla metà del 1923 ne compì almeno altri 12.
I macellai tedeschi
Speciale SERIAL KILLER 4/4
disponibile dal 03/12/2024
Finiamo questo speciale sui serial killer della prima guerra mondiale, dopo essere stati con Landru in Francia, con Kiss in Ungheria e con Komarov in Russia con un tris inquietante accomunati dalla stessa nazione, i macellai tedeschi. Großmann, Haarmann e Denke erano tre serial killer, erano tutti e tre tedeschi e tutti e tre con manie tragicamente simili e spaventosamente cruenti che gli fecero guadagnare pienamente il modo in cui erano stati etichettati. Carl Großmann, come Karl Denke, non poté mai essere giustiziato, in quanto si impiccò in cella il 5 luglio 1922, prima della data dell’esecuzione, Fritz Haarmann fu decapitato il 15 aprile 1925.
Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22:00 circa del 10 febbraio, i tre MAS iniziarono il loro pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra l’isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercantili che militari. Alle 01:20 i MAS lanciarono i loro siluri; il MAS 95 lanciò un siluro nella zona dello scafo e un siluro al centro del piroscafo 4; il MAS 94 un siluro al centro del piroscafo 2 e al centro del piroscafo 3 mentre il MAS 96 lanciò due siluri nella zona dello scafo del piroscafo 1. Tre bottiglie suggellate dai colori nazionali furono lasciate su galleggianti nella parte più interna della baia di Buccari con, all’interno, un messaggio scritto da D’Annunzio, fatto che dette all’azione l’appellativo di “beffa di Buccari”.
All’origine della Brigata Sassari c’è la storia poco conosciuta di un gruppo di artiglieri sardi che, nel 1914, si ribellò alla boria e agli abusi dei commilitoni continentali, non sempre la storia è quella raccontata nei libri o registrata negli archivi. “Non è possibile, non è possibile” ripeteva incredulo, e quando se ne convinse convocò i suoi ufficiali e disse: “Se è vero, come è vero, che un gruppo di sardi riesce a sbaragliare un reggimento al completo, allora se riusciamo a formare una brigata di soli sardi potremmo vincere qualsiasi guerra”». La Brigata “Sassari” si costituì il 1° marzo 1915 a Tempio Pausania con i Reggimenti di Fanteria 151° e 152° anch’essi di nuova formazione, fu un nucleo embrionale composto interamente di sardi, sia per la truppa che per sottoufficiali e ufficiali.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Bruce fu arruolato nel Royal Warwickshire Regiment come sottotenente e prestò servizio in un’unità di mitragliatrici in Francia. Bruce fu uno dei testimoni di un evento che, per gli appassionati del genere, ancora oggi viene ricordata come la “tregua di natale”. Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo… Notai un ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po’ collezionista gli dissi che avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni della divisa… Inviato al quartier generale della 34a divisione a Salisbury Plain, sviluppò la sua serie umoristica per Bystander sulla vita nelle trincee, con protagonista “Old Bill”, un soldato brontolone con i caratteristici baffi da tricheco e passamontagna.
Silvestro I° è stato il 33º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 314 fino alla sua morte che è avvenuta il 31 dicembre del 335 a Roma e dalla quale prese il nome anche la notte di capodanno chiamata anche “notte di San Silvestro”. La fine dell’anno porta a bilanci e come poteva mancare il nostro? Abbiamo raccontato le storie di 34 persone (e animali) qualunque quest’anno e ci siamo chiesti, giunti alla fine del nostro primo anno di podcast, dov’erano le persone qualunque nella notte di capodanno di 110 anni fa? Buon anno a tutti i nostri fedeli appassionati e se volete ancora ascoltare storie di pagliacci, attori, soldati e politici del periodo pre e post bellico della grande guerra ci rivediamo martedì prossimo nella seconda stagione di “una persona qualunque”.