Sarah, Gabrielle e Martha – Segreti di donne

S:3-Ep:52

Sarah, Gabrielle e Marthe sono persone qualunque.

In questo episodio parleremo degli agenti segreti donna della prima guerra mondiale, quei pochi che ci è dato a sapere e per quel poco che sappiamo, d’altronde, che agenti segreti sarebbero stati altrimenti.

Dopo l’episodio su Margaretha Zelle, meglio conosciuta come Mata Hari, oggi racconteremo le storie di Sarah, Gabrielle e Marthe, tre donne uniche della prima guerra mondiale.

Sarah Aaronshon nacque e morì a Zikhron Ya’aqov, in Palestina, che a quel tempo era una provincia dell’Impero ottomano, visse per un breve periodo a Istanbul, fino al 1915, epoca in cui ritornò a casa per fuggire da un matrimonio infelice.

Sulla via del ritorno tra Istanbul e Haifa Sarah assistette personalmente al genocidio armeno, nella sua testimonianza descrisse di aver visto centinaia di corpi di uomini, donne, bambini e malati armeni caricati su treni ed di un massacro di circa 5.000 armeni scagliati su piramidi di rovi in fiamme, episodio che la convinse ad aiutare le forze britanniche.

Sarah, i suoi fratelli Aaron ed Alex e il loro amico Avshalom Feinberg fondarono e guidarono il Nili, un acronico della frase tradotta dall’ebraico in: “La Gloria di Israele non cadrà”, era un’organizzazione spionistica ebraica che lavorava per il Regno Unito nei combattimenti in Palestina contro l’Impero ottomano durante la prima guerra mondiale.

Sarah sovraintendette alle operazioni del gruppo di spionaggio e passò informazioni agli agenti britannici e quando Aaron Aaronsohn era fuori guidava le operazioni di spionaggio in Palestina.

Viaggiò spesso lungo il vasto territorio dell’Impero ottomano raccogliendo importanti indicazioni utili per i britannici e portandole direttamente in Egitto; nel 1917 Alex discusse con lei sull’opportunità di rimanerci in Egitto, all’epoca sotto controllo britannico, poiché temeva ritorsioni da parte delle autorità ottomane, ma lei preferì ritornare a Zichron Ya’aqov per continuare le attività del Nili.

Nel settembre del 1917 gli ottomani catturano il suo piccione viaggiatore mentre portava un messaggio ai britannici e decriptarono il codice Nili, in ottobre gli ottomani circondarono Zikhron Ya’aqov ed arrestarono molte persone, Sarah inclusa.

Dopo quattro giorni di tortura si suicidò sparandosi un colpo di pistola per evitare altre angherie e per proteggere i suoi colleghi, nella sua ultima lettera espresse la speranza che con le sue attività nel Nili si sarebbe avvicinata la realizzazione di una nazione ebraica nella terra di Israele.

Gabrielle Petit, invece, nacque a Tournai da Jules Petit, rappresentante commerciale e Aline-Irma Ségard, la nonna paterna era figlia del barone Doncquers e la famiglia Petit era legata a quella del ministro della giustizia Jules Bara.

La famiglia aveva gravi problemi economici e Gabrielle, all’età di nove anni e dopo la perdita della madre, venne messa prima in un collegio gestito dalle suore del Sacré-Cœur a Mons e poi in un orfanotrofio a Brugelette, dove restò per sette anni.

Quando il padre si risposò, la seconda moglie accolse prima il fratello e, solo in un secondo tempo e dopo aver scoperto dell’esistenza di altre due sorelle, cercò di riunire la famiglia; così Gabrielle lasciò l’orfanotrofio nell’agosto del 1908 ma le relazioni con il padre erano molto difficili e, dopo pochi mesi, si trasferì a Bruxelles, dove trovò lavoro in un negozio di abbigliamento, cambierà poi lavoro molte volte.

Nel 1914 il Belgio fu invaso e il suo fidanzato, Maurice Gobert, venne ferito nei primi scontri, seguirono mesi molto difficili per entrambi; la ragazza non era ben vista dalla famiglia di lui, che si oppose alla relazione, ed il giovane dovette nascondersi per non essere arrestato dai tedeschi.

Sempre in quei mesi Gabrielle iniziò a lavorare per la Croce Rossa belga, i due fidanzati riuscirono ad attraversare la frontiera e raggiunsero i Paesi Bassi, da lì passarono poi in Inghilterra, dove nel mese di luglio Gabrielle ricevette una formazione allo spionaggio dagli alleati.

Dopo soli quindici giorni, lei e gli altri tre belgi che avevano seguito la sua stessa formazione furono rinviati in patria e nell’agosto del 1915 rientrò con il compito di fornire informazioni sui movimenti tedeschi nell’Hainaut e nel nord della Francia.

Le informazioni venivano inviate nei Paesi Bassi o direttamente a Londra, all’inizio usava dei corrieri, molti dei quali lavoravano per la Croce Rossa e così gli inglesi iniziarono a considerarla tra i loro agenti più affidabili in Belgio.

Passò poi a scrivere i messaggi su foglietti sottilissimi, che infilava nel doppio strato delle cartoline che poi rincollava e spediva; oltre allo spionaggio, che eseguiva con il nome di battaglia di Legrand, trasmetteva messaggi ai soldati prigionieri, organizzava il passaggio della frontiera per i soldati olandesi rimasti bloccati oltre le linee nemiche e distribuiva giornali clandestini.

Fu arrestata una prima volta ad Hasselt, ma riuscì a scappare, il 20 gennaio 1916 venne nuovamente arrestata a Bruxelles e trasferita alla Kommandantur, lì fu sottoposta a interrogatorio e la sua residenza perquisita, ma non ci furono prove di un suo coinvolgimento nello spionaggio.

Le venne offerta l’amnistia se avesse rivelato il nome dei suoi compagni, ma Gabrielle rifiutò e il 2 febbraio venne trasferita nella prigione di Saint-Gilles, il 3 marzo fu condannata a morte.

La condanna venne eseguita il 1º aprile in un complesso militare situato nel comune di Schaerbeek, al soldato che le offrì la benda per gli occhi rispose: “Non ho bisogno del tuo aiuto. Vedrai che una giovane donna belga sa morire”, al momento della fucilazione gridò: “Lunga vita al Belgio. Lunga vita al re”, aveva solamente 23 anni.

L’ultima storia di oggi riguarda la quattordicenne Marthe Betenfeld, che si impiegò nel 1903 a Nancy come apprendista sarta, ma già a sedici anni fu registrata dalla polizia come prostituta, a seguito della denuncia presentata da un soldato che l’accusò di avergli trasmesso la sifilide fu costretta a lasciare la città e a esercitare la prostituzione a Parigi, nel bordello di rue Godot-de-Mauroy.

Lì, nel 1907, a diciotto anni, conobbe e sposò Henri Richer, ricco industriale che lavorava a Les Halles: il nome con cui divenne nota, Richard, proviene dall’adattamento del suo cognome da sposata.

Nel 1914 partecipò alla fondazione dell’Unione Patriottica delle Aviatrici francesi e due anni dopo, nel 1916, perse suo marito in guerra, una volta vedova, fu reclutata come agente segreto da un suo amante, un giovane anarchico russo, che lavorava per il Secondo Reparto della difesa francese, da cui dipendeva anche la famosa Mata Hari, agli ordini di Ladoux, un capitano dell’intelligence militare francese.

Il suo compito fu quello di carpire informazioni all’addetto navale tedesco a Madrid von Krohn, e per far ciò si finse la sua amante, di ritorno in Francia, scoprì che Ladoux era stato accusato di doppio gioco con i tedeschi e arrestato.

Nel 1926 Marthe Richer sposò Thomas Crompton, uomo d’affari britannico, direttore finanziario della fondazione Rockefeller ma il matrimonio durò pochissimo, perché Crompton morì a Ginevra nel 1928, lasciando Marthe vedova per la seconda volta a 39 anni.

Quando la Francia fu coinvolta nella seconda guerra mondiale e occupata dalla Germania di Hitler, Marthe Richard riuscì a rendersi invisibile alla Gestapo diventando amante di François Spirito, gangster marsigliese che, dopo la guerra, si scoprì essere collaborazionista dei nazisti, poté così continuare la sua attività spionistica, anche se non mancarono a posteriori critiche e aspetti controversi dovuti alle sue frequentazioni.

Eletta nel 1945 al consiglio del quarto arrondissement di Parigi, si batté per la chiusura delle case di tolleranza in quel distretto cittadino, riuscita nel suo intento, fece di quella locale una battaglia nazionale e nel 1946 fu abolito il registro nazionale della prostituzione.

Tutti i quasi 180 bordelli di Parigi, molti anche storici, furono chiusi e analoga sorte toccò a quelli dell’intero Paese, moltissime case furono riconvertite e le tenutarie divennero proprietarie alberghiere, la legge non rese illegale la prostituzione, ma ne proibì l’istigazione e lo sfruttamento.

Tale legge è nota tuttora in Francia come “legge Richard” e, nel suo impianto, è sostanzialmente analoga a quella che dodici anni più tardi, su iniziativa della senatrice socialista Lina Merlin, abolì in Italia le case di tolleranza e penalizzò lo sfruttamento della prostituzione e che divenne nota come “Legge Merlin”.

Nel 1948 Marthe Richard fu oggetto di uno scandalo relativo alla cittadinanza, in seguito al citato matrimonio con Thomas Crompton, essa avrebbe perso la cittadinanza francese per aver acquisito quella britannica: dunque, sia il suo voto, che la sua elezione, che tutti gli atti da lei effettuati durante la sua carica pubblica avrebbero dovuto essere considerati illegali.

In difesa di Marthe Richard accorse il direttore di Crapouillot Jean Galtier-Boissière, che ne sottolineò i non meglio precisati servizi alla nazione. e in aggiunta nel 1952, la Richard fu accusata di furto e ricettazione in seguito alla sua citata familiarità con il malvivente marsigliese Spirito.

Ma un ispettore della Sûreté, Jacques Delarue, esperto in “falsi eroi di guerra” e millantatori, dopo due anni di indagini giunse alla conclusione che nulla poteva essere sollevato a carico di Marthe Richard.

Negli anni sessanta, una volta intrapresa l’attività letteraria, fondò un premio di letteratura erotica, in seguito Marthe Richard ammise di aver rivisto parzialmente le sue posizioni sulla prostituzione e fino alla sua morte tenne conferenze e dibattiti pubblici sulla sua carriera di agente segreto.

Marthe Richard morì a Parigi nel 1982 all’età di 93 anni, unica delle sopracitate, compresa Mata Hari, a non venire uccisa dalla sua attività di agente segreto donna della prima guerra mondiale.

Ma questa, è un’altra storia.

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